Genitori single e la barca a vela: 2 consigli 2.
Quanto credi possa valere per te e tuo figlio, un’esperienza di vita un po’ diversa dal solito, da condividere assieme ad altri bambini ed altri genitori single? Posso anche immaginare la risposta ma non è detto sia uguale per tutti. Vediamo di capire allora quanto potrebbe valere un’esperienza di questo genere, da un punto di vista privilegiato: quello del mare.
Valutiamo però prima un po’ il contesto di questa conditio. Essere genitori single oggi è piuttosto diffuso e l’amore per i figli rimane il grande impegno da salvaguardare, soprattutto il tempo che si continuerà a dedicare loro.
Dobbiamo allargare quindi gli orizzonti da condividere, quelli che garantiranno gli attimi unici ed irripetibili di cui hanno bisogno, momenti da ricordare, di cui andare fieri nonostante tutto. E quale orizzonte migliore potremmo desiderare se non quello che si ammira da una barca a vela?
Verdone in un film diceva: “l’amore è eterno, finché dura”. Eccerto… che devi dire. Potremmo tirare fuori mille punti di vista. Ma l’amore è così, in fondo non ci sono regole precise da rispettare ma al contrario, tante valide buone intenzioni, soprattutto quello incondizionato da dare in ogni caso ai propri figli.
Antropologicamente parlando, essere genitori è il compimento di un percorso evolutivo, d’amore, umano, naturale e sociale. Almeno, questo è ciò che normalmente avviene, anche se la normalità non è più una condizione percepita assoluta e dunque, uguale per tutti.
Durante questo percorso a volte si va un po’ in confusione e ci si trova a dover riflettere sul come e perché ci si è trovati in questa condizione, “costretti” a prendere …quella certa decisione, anche se potenzialmente sbagliata. Chi lo sa.
Esistono mille teorie e tante fonti da cui prendere spunto sulla perfetta convivenza in una coppia. Teorie che funzionano benissimo anche in barca a vela, ecco perchè dico spesso che è la perfetta metafora di vita.
Esempi che vanno dal self learning dello psicologo e terapeuta coniugale Jhon Gray, con il suo storico best seller “Gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere” (il link porta al video di un suo intervento del 2009), fino ai tips and tricks di mamma e papà seduti attorno al tavolo della cucina alle 2 di notte, quel tavolo che negli anni si è sciroppato le lunghe ed estenuanti chiacchierate di chi ci è finito inevitabilmente in mezzo. A qualsiasi età.
Come le panchine dei parchi, i sedili delle auto o qualunque posto in cui ci si è trovati almeno una volta a discutere sulla scelta giusta da fare, che potesse accogliere quindi lo sfogo nostro o di un amico, di un fratello o chiunque altro fosse legato a noi con diversi gradi di relazione o parentela.
Nonostante tutti questi confronti e teorie però, un giorno si arriva a prendere “quella” fatidica decisione, trovandosi di fronte ad una cruda realtà: lo sguardo di un partner e il proprio senso di inadeguatezza.
E qui si aprono le voragini esistenziali e sociali.
Ci sono le storie d’amore perfette dove tutto fila liscio come la sabbia dentro la clessidra del tempo. Poi c’è chi ci prova, chi fa finta di niente e si sopporta andando avanti, chi aspetta il momento giusto e nel frattempo passano altri 5 anni (magari di tradimenti).
Chi cerca una scusa per far “chiudere” all’altro, perché odia gli abbandoni (diciamo prendersi le responsabilità di una decisione) e chi invece alla fine prende la decisione e basta.
Che sia dunque di comune accordo o meno, si entra nel livello successivo, quello dei genitori single.
Genitori single e le bi-famiglie
Sapere di rientrare in una “categoria” e dunque in una classificazione statistica, non a tutti piace ma è inevitabile. Un po’ come nel marketing, che classifica i profili degli utenti in “fedeli”, “attivi”, “dormienti” e “persi”. E’ così, in un modo o nell’altro vieni classificato e si finisce dentro quindi al gruppo di single per scelta, per sfiga (si vabbè parliamone) o nei casi più disgraziati, per cause “di forza maggiore“.
Dai genitori single in linea di massima si genera quindi un popolo di bi-famiglie fatta di genitori o di parenti, che ad un certo punto deve però trovare il modo di organizzarsi con accordi in fiducia o al tavolo delle trattative. E a proposito di “trattative” ad esempio, poco prima di salpare per una vacanza in barca a vela, ho assistito a scene che voi umani non potete immaginare… o forse certamente sì, ma ve lo racconto tra poco.
Ho letto una volta un articolo di un avvocato divorzista in cui si diceva che solo il 37% dei matrimoni resiste. Sì ok, magari voleva raccontarsela per essere tranquillo di trovare sempre lavoro ma ponendo il fatto che fosse vero, tra questi c’è quindi una vasta fetta di genitori single. Tutti quindi a spasso con il cane, i figli e le loro intime ansie da prestazione. Prestazioni da genitore ma anche da “nuovamente single”. Fattore forse differenziante e sostanziale, da tenere comunque presente… e scoprirai perché.
Ecco dunque che ci si ingegna per dare ai figli il meglio possibile, cercando di non far pesare loro la decisione presa, divincolandosi tra il senso di responsabilità e la voglia di essere felici sempre e comunque, trovando ogni modo e tempo per stare assieme. Più o meno bene, assieme ad un eventuale “nuovo personaggio” che nella nuova vita prima o poi, magari comincia a farsi spazio nell’ambito famigliare… ormai “allargato”. Altro fattore ormai sdoganato e accettato da molti, e anche dai figli diciamo dei nostri tempi.
Per ogni fenotipo sociale, ecco che si aprono i mondi dei social network e a parte tinder, che è votato principalmente ad altro genere di inziative, seppur la storia insegni non necessariamente orientate esclusivamente al sesso, esiste la risposta anche al cluster dei genitori single: gengle.it, smallfamilies.it o oneparent.it e ovviamente tanti altri, in cui oltre ovviamente la possibilità di “incontrare” altri genitori nella stessa situazione, è possibile scovare interessanti spunti di riflessione, consigli, idee, convenzioni, eventi, ecc.
Ma il punto non è questo. Anzi, la domanda è: sei un genitore single?
Se lo sei e probabilmente è questo il motivo per cui stai leggendo questo articolo, sappiamo bene quali possano essere gli “impegni” e le difficoltà da affrontare. Ognuno a proprio modo ed entro ovviamente i limiti delle proprie possibilità e capacità.
Si alterna quindi la propria intima esistenza condivisa con il figlio, con quella del proprio ex.
Un work in progress perpetuo di attività quotidiane da calendarizzare, fatta di pianificazioni (puntualmente disattese) e colazioni volanti, parcheggi in doppia fila davanti la scuola, appostamenti in attesa che tua figlia ricompaia sana e salva dopo una festa in casa di amici o in discoteca, in coda ai quei semafori che non diventano mai verdi quando stai cercando di arrivare in orario alla recita di tuo figlio a scuola, al corso di inglese, di danza o al campo di calcio… prima che ti chiudano il cancello in faccia, lasciandoti ben evidenti i segni della tua incongruenza, da affidare poi al giudizio divino, quello dell’ex o peggio… della suooocera.
Una realtà importante insomma, più o meno bilanciata, dove anche le vacanze alternate o da trascorrere tutti assieme (come una volta), diventano un bel impegno da gestire o un’arma a doppio taglio da temere, soprattutto se uno dei due ex, vuole davvero complicare le cose all’altro, senza pensare però, non dico alla qualità della propria vita ma almeno a quella dei figli.
Una storia assurda, finita però bene.
Vi anticipavo poco fa di una storia imbarazzante. Bene, stava per iniziare una bella settimana in barca a vela con i figli, qualche cuginetto e in quel caso, il nuovo compagno di lei, che si era reso disponibile ad organizzare un po’ il tutto.
Scena: siamo imbarcati, pronti a salpare dopo il check-in. Al telefono dell’armatore della barca da cui l’avevamo presa in locazione, arriva la telefonata del maresciallo dei Carabinieri del paese. I Carabinieri?
Imbarazzatissimo si avvicina a me e mi passa la telefonata. Io più imbarazzato di lui passo la telefonata a chi di dovere. Insomma, era stato l’ex marito che, nonostante avesse letto, corretto e dopo 4 volte approvato il programma e l’itinerario che avevo condiviso con lui, aveva cambiato idea.
La barca è troppo pericolosa, non mi fido a lasciarti i figli una settimana. Vi intimiamo di non partire altrimenti causa legale a tutti! Compreso me. E che c’entro io?
Ovviamente me ne sono elegantemente tirato fuori, consigliando però ai miei ospiti di risolverla serenamente, quanto meno per i bambini che erano già con le canne da pesca in mano.
Epilogo: dopo dibattiti etico-morali e improperi di ogni genere, ecco la telefonata molto strategica ad un alto funzionario dello Stato (avvocato) da parte del nuovo compagno. Quelle “hotline” che usi solo IN CASO DI…
Beh, tutto torna finalmente alla normalità. La linea telefonica preferenziale aveva funzionato e siamo partiti quindi per questa splendida e meritatissssima settimana di relax, bagni e divertimento, anche se in cuor mio, è stata la settimana più angosciante abbia mai vissuto.
La carogna sempre sulle spalle, pronta ad inveire nel caso fosse successo qualcosa. Che grande responsabilità mi sono preso e soprattutto, che grande soddisfazione vedere i bambini felici.
Insomma, di coppie scoppiate in giro ce ne sono molte purtroppo ma il grande impegno in questi casi, è ricordarsi il ruolo che si ha, quell’atteggiamento responsabile e il buon senso necessario per agevolare la vita dei propri figli, senza pensare a quanto si può fare invece, per rovinare quella del proprio ex.

Rincontrarsi in barca a vela.
L’habitat ideale per ogni genere di profilo umano è la barca a vela e per i genitori single oserei dire perfetto, perchè si coniuga il piacere, l’aspetto formativo ed il tempo di qualità che si trascorre assieme.
In barca a vela tutto si compie, esperienze di vita quasi necessarie, punti di vista utili a tutte le età, dagli amori a prima vista (per i più o meno giovani), alla psicoterapia: la velaterapia appunto.
Non deve spaventare nulla, perchè la prima volta non si scorda mai e solitamente avere dei preconcetti non aiuta nella vita in generale. Meglio viaggiare con bagagli leggeri, no?
Le offerte sono varie e per ogni tasca, anche per genitori single e dunque, con la possibilità di unirsi ad altri equipaggi per i quali viene studiato un programma articolato per un weekend oppure (più comune) per una vacanza di una o due settimane.
L’età media dei bambini in queste vacanze, normalmente varia dai 6/7 anni fino ai 13/14 (in certi casi anche di più) e per ogni fascia di età c’è un programma specifico, che prevede attività da fare con gli altri equipaggi imbarcati solitamente su 2, 3 o più barche che seguono la stessa rotta.
Mare, sole, bagni, pranzi e cene a bordo o in riva al mare, giochi in spiaggia, pesca, se a bordo c’è chi ne sa, capendo quali pesci si possono pescare e come. Oppure scendere a terra, per fare assieme visite guidate alla scoperta di storie e avventure da vivere e poi da ricordare e riportare ai compagni di scuola ed amici a casa. E logicamente tempo, tanto tempo per conoscersi, riconoscersi e incontrare nuove persone, altri genitori single (o anche no ovviamente) con i quali comunque ridere e brindare mentre i bambini giocano tra loro. E perchè no, scoprire anche nuove persone da frequentare, una volta rientrati a casa.
Se non ci si sente pronti per una vacanza di molti giorni, si può provare anche solo con un weekend. Si avrà modo così di testare comunque la propria compatibilità con il nuovo ambiente, il movimento del mare, gli spazi delle cabine e la convivenza con gli altri componenti dell’equipaggio.

Digitando sul web “genitori single in barca a vela” si trovano molte opportunità. Non voglio fare un elenco ma sappi che ne troverai a decine da nord a sud della nostra penisola ed oltre, che organizzano in giro per il Mediterraneo e dall’altra parte del mondo. Tutte società, tour operator o associazioni che offrono programmi anche molto ben strutturati.
Sarà il modo migliore per passare quel tempo di valore di cui c’è bisogno, in barca a vela, assieme ai tuoi figli. Potrai approfondire l’argomento quando e come vuoi, magari con un certo preavviso se l’obiettivo è la primavera avanzata (direi da maggio/giugno in poi), l’estate o anche l’inverno, magari ai Caraibi per chi può, salvo impedimenti ed eventuali “contaminazioni”… non solo culturali.
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