Mal di mare. Barca a vela o a motore?
Il mal di mare si soffre più su una barca a vela o a motore? Partiamo da un presupposto: chi lo ha detto che bisogna per forza stare male in barca? La componente emotiva certamente è quella più determinante.
Dipende da diversi fattori, che possiamo tranquillamente controllare, primo tra tutti l’atteggiamento appunto, la fissa, la paura di star male. Sì insomma: le pippe mentali, più o meno a buon motivo.
Certo, a prescindere siano vela o motore, più grosse sono le dimensioni delle barche e meno in linea di massima si “avverte” il mare (ovviamente non parliamo di mare in burrasca).
Ed una volta imbarcati forse, per chi crede di soffrire (attenzione ho usato il verbo: crede), sarebbe il caso di avere comunque degli accorgimenti per il mal di mare, qualunque sia la forma o dimensione della barca.
Facciamo delle riflessioni.
Chi non si è mai fatto almeno una volta dopo cena, la passeggiata lungo le banchine del “vorrei ma non posso”?
Incuriositi, distratti e attratti dalle lucine che illuminano l’acqua, tra i riflessi di un gioco di specchi che attraversano elegantemente i pontili dei mega yacht da prua alla veranda di poppa, dove vediamo gli ospiti cenare, affacciati con nonchalance sulla passeggiata lungo la quale si avvicendano …gli “altri”.
Al di là della divertente “tristezza” di questo aspetto sociale, il “ce l’ho più grosso” (lo yacht) indubbiamente fa un po’ di differenza dal punto di vista della stabilità. Se non sei dunque un magnate russo, un principe arabo, un ricco imprenditore, David Beckham o un caro amico di uno di questi, probabilmente questa esperienza non sarà poi così frequente per te.
Una volta in mare però, le onde sono uguali per tutti. Momento in cui il “manico” non è più rappresentato dalle dimensioni ma dalla capacità di saperle gestire senza sbattere come uova in un frullatore. Tutto dipenderà quindi dalla maestria di chi è al comando e ha in mano il benessere del proprio equipaggio.
A questo punto viene in supporto anche l’ingegneria progettuale e la fluido dinamica.
La stabilità di una barca dipende prima di tutto dal suo baricentro: più è basso, e più stabile sarà la barca. Il concetto si comprende meglio se analizziamo la differenza di stabilità tra uno scafo in movimento ed uno fermo all’ancora, pensando anche alla tua posizione a bordo.
La sensazione di nausea a prescindere, si avverte principalmente quando si è fermi, in balia del moto ondoso e soprattutto… se stai nel punto più alto.
Se con uno scafo in navigazione, il nostro cervello è impegnato a gestire una situazione di euforia da velocità o di paura (dipende dai punti di vista), al contrario quando si è fermi, la sensazione di equilibrio (motivo principale della nausea) viene messa duramente alla prova.
Lo sbatacchiamento frontale che si ha sulle onde in navigazione si chiama beccheggio, mentre il movimento laterale si chiama rollìo, quello che si avverte maggiormente da fermi o in navigazione, con la cosiddetta “onda lunga”, la situazione decisamente più fastidiosa.
Per capire quindi quale mezzo scegliere per non soffrire di nausea (ma credetemi, non esiste una vera regola se non appunto quella emotiva), facciamo entrare in gioco un altro elemento: la forma dello scafo.
Sia che si parli di barca a vela o a motore, gli scafi si dividono in dislocanti e plananti. Analizziamo quello di una barca a vela, per introdurre poi un altro elemento differenziante, che in gergo tecnico si chiama comunemente: la deriva.
Il primo (immagine di sinistra), avendo una percentuale maggiore di scafo immerso nell’acqua sarà più stabile ma andrà “più lento”. Il secondo invece (immagine di destra), come dice la parola stessa plana, cioè surfa sull’acqua che sposta, andando quindi più veloce.
La tecnologia progettuale oggi disponibile, può permettere di dare allo scafo maggiore o minore slancio fuori dall’acqua a seconda della sua velocità, dando allo scafo maggiori o minori attriti.
E questo funziona ancora meglio se parliamo di un motoscafo, dove la “cavalleria” dei motori a disposizione è decisamente più nutrita. Così come il costo 😜
La stabilità
Su qualsiasi “dimensione” o “forma di scafo” ci si trovi a viaggiare, una volta ormeggiati all’ancora in una splendida rada lungo la costa, avvolti da una macchia verde di pini selvatici slanciati sull’acqua, in compagnia di cicale esaltate dalla vita che cantano “O sole mio”, lungo la scia di un profumo al rosmarino che viene trasportato dall’aria… beh insomma lì …😅… se c’è quell’ondina bastarda che muove la barca di traverso (il rollìo), chiunque a bordo sarà messo a dura prova.
Arriviamo alla deriva. Quella cosa attaccata sotto le barche a vela (immagine di destra) si chiama appunto deriva. Durante la navigazione le permette di sbandare in tutta sicurezza sotto l’effetto del vento ed entro un certo numero di gradi di rotta, offrendo anche la possibilità di navigare diciamo “più dolcemente”, rispetto ad un motoscafo.
Di solito chi non è abituato a questa condizione geometrica, disposta lungo l’ipotenusa delle sue paure 😜, non è molto ben gradita. Beh, vi svelo un segreto: sappiate che la bolina fatta bene (quell’andatura che esalta proprio questa posizione – nell’immagine sotto è la norma) non deve essere troppo accentuata, altrimenti subentrano altre leggi fisiche che “rallentano” la velocità della barca facendola, come si dice: “scarrocciare”.
Per cui se vi capita… state sereni, non succede niente. Sarete sì, in piedi come sul Tagadà, perché voglio credere che lo skipper si stia divertendo un po’ con voi 🤟😅. Altrimenti la regolazione delle vele non è delle migliori, ecco. Diciamo così.
La deriva di cui abbiamo parlato poco fa, ha un bulbo molto pesante, di solito in piombo. Questo peso, aiuta la barca a mantenere il suo “equilibrio” in ogni condizione… anche estrema (entro ovviamente un certo limite). La barca è stata creata per sbandare, per cui ripeto, non preoccupatevi 🤗.
Pensate ora alla barca a motore, che non ce l’ha.
Provate a immaginare la barca ferma, mentre la fate dondolare con un dito, sapendo che senza chiglia, non ha alcun impedimento al movimento laterale.
Pensate adesso alla barca a vela, che invece questo impedimento ce l’ha. Secondo voi …quale si sposterà di più lateralmente? Quella con “l’impedimento” o quella senza? 😉
Ci siamo! Ecco l’unica vera grande differenza tra le due. La deriva.
Il bravo skipper di una barca a vela inoltre, in alcune circostanze come l’ormeggio ad esempio, avrà a disposizione dei piccoli trucchi: ruotando semplicemente la barca a favore di onda, usando una cima sulla catena dell’ancora (cosa che può fare anche un motoscafo) o aprendo un piccolo angolo di vela (che il motoscafo non può fare), cosicché non venga colpito dalle onde sulle fiancate. Quello che genera maggiormente la sensazione di nausea.
Se non potrete comunque rinunciare al tavolo da bridge nel pozzetto del fly di uno yacht, sappiate che per non “avvertire” il rollìo, dovrete quanto meno stare nel punto un po’ più in basso.
Se invece preferite la barca a vela, sappiate che la chiglia sotto la barca, aiuterà molto a stabilizzare la vostra serenità, sia in navigazione che ormeggiati in quella splendida rada, mentre berrete finalmente un calice fresco di Valdobbiadene con gli amici.
Sono gusti e punti di vista. Tutto qui.
Al resto fidatevi… ci penserà “l’abitudine“. Al di là dei principi fisici della fluido dinamica, basterà poco tempo a bordo. Poi sarà il movimento stesso a cullare al meglio il vostro benessere, eliminando così quella fastidiosa sensazione di nausea, tipica solo dei lontanisssssssimi “esseri terrestri” 🤗.
A voi dunque la scelta.
Ora andate sereni e divertitevi! Buon vento 😉
Ci vediamo anche su Facebook.
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