La psicoterapia, si fa in barca a vela.
La vita ci mette sempre di fronte a grandi temi: la paura di agire, la solitudine, l’inadeguatezza, l’ansia da prestazione, il bisogno di cercare un proprio posto nella vita, in famiglia, a scuola, a lavoro. In tutto questo un’esperienza in barca a vela, può essere una buona psicoterapia.
Di fronte al bisogno di amore, di attenzione o al dolore di una perdita, non ci sono molte strade da percorrere per dissipare le paure, se non la consapevolezza. E in questo, siamo tutti uguali.
Temi tristemente maltrattati dalla superficialità di uno stile di vita troppo orientato al consumismo, agli status symbol, confusi dalla frenesia delle nostre insane ambizioni, dalle futili distrazioni, dettate da falsi bisogni che un “grande fratello” effimero e presuntuoso ci obbliga subdolamente a seguire, a discapito di quei valori umani indispensabili per la sopravvivenza, a tutela di una fondamentale dignità umana ma soprattutto, orientati alla salvaguardia di quel sano buon senso per creare vero benessere.
Da velista, sono sempre stato convinto che la barca a vela potesse essere una metafora di vita utile a scremare tutte queste dinamiche, lo racconto spesso in questo blog. Un concentrato di vita vissuta vera, essenziale, in cui tutto si livella e in cui emergono al meglio (o al peggio) tutti i risvolti umani e caratteriali. Merce rara al giorno d’oggi.
Ecco dunque delle storie, punti di vista di uno stesso bisogno: crescere e migliorare il proprio stile di vita, per comprendere ciò che in psicologia viene chiamata “sinergia operativa” e per arrivare al recupero anche del disagio umano.
Sì si amici, tutto questo accade …in una caxxo di barca a vela.
Vento da Sud: dal carcere minorile, al mare della Sicilia.
La vela è anche questo, il bisogno di ritrovare un proprio posto nella vita, cercando lungo una nuova rotta da seguire.
Vento da Sud è un progetto itinerante svolto a bordo di una barca a vela. Promosso da Centro Koros ed Eterotipia Laboratorio Navigante e in collaborazione con l’Unione Italia Vela solidale, i primi di ottobre è salpata da Palermo con 9 ragazzi del circuito penale minorile. Ambizioso, umanamente affascinante.
Una storia di piccole vite perse purtroppo tra le maglie della loro realtà, alla ricerca di una sana autostima, imparando a vincere le sfide della vita in un ambiente questa volta non ostile, accettando le regole di bordo e della natura. Per comprendere il proprio ruolo nella società, per mettersi in gioco e capire che esistono anche realtà sane, costruttive e con un giusto senso di responsabilità.
Un bel modo quindi per vedere la vita da un punto di vista nuovo, certamente più bello, per scoprire una Sicilia diversa dal quel quotidiano, circumnavigandola in undici tappe tra isole e città piene di quel bello che la loro stessa storia racconta. Un viaggio durante il quale i ragazzi hanno potuto prendere parte a numerose iniziative associative e imprenditoriali del territorio, imparando così a stare anche in barca e a rendersi utili vicendevolmente.
Una bella iniziativa, finanziata dal Centro per la Giustizia minorile in Sicilia e realizzato in collaborazione con numerose fondazioni, circoli Arci, associazioni culturali e con il supporto delle Capitanerie di porto della Sicilia.
La barca a vela è anche questo e chissà, se altri seguiranno questo esempio.
Pole Pole: due cuori e una dinette.
Questa invece è la storia di Laura e Andrea, due persone con cui ho avuto modo di entrare in contatto durante il Salone Nautico di Genova.
Nella vita hanno deciso di prendersi cura degli altri, proiettando la loro professionalità e il loro amore per le persone e il mare.. sulla loro barca a vela.
Laura, 47 anni. Lavora da 20 nell’ambito della riabilitazione psichiatrica residenziale. Sì insomma, si prende cura di quelli che hanno problemi nella vita di tutti i giorni. Di quelle persone che a seguito di grandi sofferenze psichiche necessitano di un percorso di reinserimento.
Andrea, 46 anni. Lavora nell’ambito del disagio sociale e della disabilità. Ha una formazione in scienze umane, approfondite durante le sue permanenze all’estero. E grazie alle sue attitudini naturali, oggi coniuga la sua passione per la barca a vela, con questa causa: aiutare le persone.
Barca piccola, grandi spazi.
Si chiama “Pole Pole”, che in swahili significa “piano piano, con calma, con dolcezza”. E’ un Bavaria 36 piedi (poco più di 10 metri), oggi ormeggiato nel porto vecchio di Genova.
E’ la barca di tutti, così come la definiscono loro. Se ne sono innamorati il giorno che l’hanno vista nel porto di Punta Ala. Quel giorno avevano deciso di fare questo passo: acquistarla. Così come è successo in fondo tra loro: uniti in tutto e nella vita.
Pole Pole diventa così lo studio professionale di un lavoro molto particolare, un luogo evocativo, quel qualcosa che si muove con loro e con le dinamiche umane che si alimentano con il bisogno primario di generare relazioni.
La barca a vela evoca la “partenza”, il viaggio, verso luoghi da scoprire o riscoprire. Una metafora che in psicoterapia viene finalizzata nella consapevolezza di caratteristiche e modalità relazionali non consapevoli, vissute nella “pancia di una barca”, altra metafora esistenziale, culla di quell’introspezione necessaria alla ricerca di se stessi …e di un cambiamento. E chi non ne ha bisogno?
Siamo tutti sulla stessa barca.
“Viviamo in una società sempre più isolata e competitiva”.
E’ da qui che nasce il programma di attività di Laura e Andrea, rivolto a famiglie, scuole e anche a casi di grave disagio sociale.
Che sia ormeggiata o in navigazione, Pole Pole diventa l’habitat in cui generare circostanze necessarie a sviluppare ciò che il loro approccio prevede. Cioè, ottenere il benessere soggettivo e lo sviluppo di competenze individuali e al contempo sociali.
Si impara così a relazionarsi con empatia e rispetto tra pari. A introiettare regole e tecniche da utilizzare per riconoscere i propri limiti, sentendosi poi più sicuri all’interno di un proprio vissuto.
Vivere in un gruppo che condivide uno spazio circoscritto all’interno di una barca, porta inevitabilmente a concretizzare un pensiero fondamentale, che quindi dal “si salvi chi può” arriva al… “nessuno si salva da solo”. Concetto davvero indispensabile in molti ambiti della vita abbiamo visto in queste storie, grazie al quale si impara poi a formare comunità più umane e solidali.
Team building: tutti per uno, uno per tutti.
Non conta la competizione ma la capacità di collaborare, azione necessaria a raggiungere un comune obiettivo: il benessere di tutti.
In una barca da regata ad esempio, tutti hanno un ruolo e nessun è escluso.
Valorizzare l’aspetto dell’equilibrio in funzione della forma di uno scafo diventa in questo modo una scuola formativa di fondamentale efficacia per capire quanto possa valere la propria presenza a bordo. Così come la funzione di un ruolo, che può anche cambiare, giocando dunque sulle dinamiche delle aspettative: io faccio te… e tu fai me. Pesi e misure quindi, che alimentano analisi caratteriali, finalizzate alla definizione del proprio essere parte attiva di uno stesso “insieme”.
Il team building svolto in barca a vela è in realtà una scuola di vita, che assume le sembianze di un gioco ma raggiunge ora dopo ora la consapevolezza a cui si è portati, in ogni ambito e circostanza del lavoro svolto a bordo. Accompagnati da un tutor, si accoglie il proprio stato emotivo in maniera costruttiva, benché possa sembrare frustrante per chi non ha esperienza, per arrivare poi a capire che il proprio valore è nella capacità di mettersi in gioco e in discussione, senza alcun vincolo né impedimento. Realizzando così il proprio essere ciò che si è, si troverà il benessere quotidiano, nel lavoro e nella vita.
Che dire quindi…
Amici, amo la vela proprio per questo. No, nn sono tutte pippe mentali… La vela è davvero tutto questo. E’ un mondo, la misura dell’essere umano, una rappresentazione della vita di chiunque… non solo dunque sport o vacanza. La barca a vela è vita vera, per chiunque.
Se ci stai ancora pensando quindi… dai, lasciati coinvolgere. Fa bene allo spirito e come vedi.. da molti punti di vista anche alla vita quotidiana. E una volta che vai per mare, poi …saidisale 😉
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