La dinette

La dinette in barca a vela e la convivenza.

In una barca a vela, diciamo entro i 18 metri, gli spazi per una sana convivenza sono fondamentali ma uno in particolare è votato ad essere lo spazio comune più da rispettare, quello essenziale per tutti, a partire dal comandante e capiremo perché. Stiamo parlando della dinette.

Dinette è un termine molto diffuso tra chi va in barca a vela ed indica lo spazio sotto coperta, dove di fatto c’è la cucina.

Non tutti forse sanno che è un termine preso in prestito dai camperisti, a dire il vero. La marineria infatti al contrario, chiama la stessa zona quadrato

Stiamo parlando di un luogo comune, dove ci si ritrova a cucinare e mangiare assieme, soprattutto d’inverno o quando piove a catinelle o fuori volano elefanti. Insomma, ci siamo capiti: quando c’è un tempo dimmerda.

Sì, perchè d’estate si passa il tempo il più delle volte fuori, nello spazio che si chiama pozzetto, attrezzato più o meno agevolmente anche con un tavolino apribile, dipende dai modelli di barca. Alcune hanno anche il frigo esterno, molto comodo per l’acqua e le birrette pronte all’uso.

La dinette è un “non luogo”. Perché?

La dinette è uno spazio dove si ricavano il più delle volte posti in più per dormire, magari meno intimo delle cabine di una barca a vela classica ma decisamente più fresco e arioso.

E’ un “non luogo” perché è il via vai di tutti, dove ci si ritrova a parlare male di quella o di quello, a raccontarsi storie incredibili di vita vissuta e di vela improbabile, come quella volta che navigavamo con onde da 10 metri e 45 nodi di vento al traverso e abbiamo recuperato alla traina dopo 4 ore di fatica, un tonno da 25 kg. Leggende, che si sprecano in dinette, soprattutto davanti un buon rosso.

In dinette si ride, si vive, si dorme. Quella sana convivialità che sa di vita vissuta e che vivi per mare, in compagnia di amici, clienti o anche di barcastoppisti. La pratica abituale di chi come il caro amico Alberto Di Stefano ha vissuto e da cui è nato uno splendido libro.

E’ il luogo in cui passi del tempo magari mentre qualcuno cucina un veloce sughetto alle olive e che ovatta l’ambiente con quell’aroma che sa di scalogno, proprio dove il comandante trova posto al suo desk, in fianco alla radio VHF e dove c’è posto per tracciare una rotta e fare il punto nave… mentre ascolti i segreti di Pulcinella, inebriato dal soffritto alle olive.

Ma è anche lo spazio dove qualcuno ci dormirà e spesso è lo skipper stesso a farlo, per lasciare spazio agli ospiti in cabina, attrezzando i divanetti in modo tale da poter avere spazio adeguato per riposare e anche in due, il più delle volte.

Lo stesso punto in cui chi ci dorme però, è l’ultimo ad andare a letto ma anche il primo a svegliarsi, visto che è appunto il via vai di casa.

E’ il posto fresco d’estate, un po’ meno d’inverno (salvo impianto di riscaldamento) ma dove è più semplice avvertire rumori e stranezze esterne, dunque spazio adeguato per muoversi velocemente verso l’esterno, per verificare lo stato di grazia in cui ci si trova a galleggiare durante la notte. Pratica abituale H24 di un comandante che svolge il suo compito senza esitazione.

La convivenza in una barca a vela.

Chi è alla sua prima volta, si fa condizionare dal mito della convivenza, dagli spazi ristretti e la dinette …è un fattore determinante in questo contesto.

Saper gestire questi aspetti effettivamente, diventa molto importante per la salute mentale di chi li vive la prima volta ma soprattutto, in caso le circostanze impongano libertà di movimento.

Ad esempio, se si deve salpare molto velocemente durante la notte o se capita di dover gestire improvvisamente qualche problema agli impianti di bordo.

Se il nostro mondo fatto di magliette, maglioni, asciugamani, costumi, ciabatte, creme, libri, telefoni, borse o sacchi a pelo finisce sparso in un modo più o meno sconclusionato in quel posto chiamato dinette (o quadrato), diventa un grosso impedimento per chi deve invece intervenire proprio dove le barche “nascondono” dietro le loro strutture in legno, i vari impianti di bordo e dove nel frattempo però, si sono ammassate montagne di “laqualunque”. Comprese quelle dello skipper povero cristo ma che di solito, sa tenere in ordine e dunque, gestirsi al meglio. Di solito…

Durante una navigazione infatti, può succedere di dover cercare un problema alle batterie, al circuito elettrico o semplicemente di dover intervenire sugli switch dei serbatoi dell’acqua, insomma a qualsiasi cosa possa capitare a bordo ma che con il disordine creatosi, diventa di difficile praticità raggiungerlo.

Il rispetto degli spazi a bordo

La Dinette

In una barca a vela, gli spazi sono quelli che sono. Parliamo di barche da charter, studiate per gestire oltre che laqualunque anche il chiunque. Diverso dalle barche armatoriali, che in linea di massima hanno un grado di personalizzazione maggiore e fino al luxury, dove il designer ha espresso (in linea di massima) tutta la sua capacità di ottimizzazione.

La barca ad ogni modo, è un agglomerato di impianti più o meno ben gestiti. Passano sotto il letto, i divanetti e sotto a quello che in gergo viene chiamato pagliolato, cioè i ripiani in legno su cui si cammina sotto coperta e oltre i quali passano appunto anche gli impianti e dove ci sono i punti di ispezione dello scafo. Va da se che se lo riempiamo di “gonfiabili”, borse RIGIDE (aaargh), casse di vino, ecc, diventa davvero un problema.

Un buon briefing avrà certamente avvisato di queste eventuali situazioni ma non è strano venire a sapere dalle storie raccontate da molti skipper, che l’unica cosa fatta in certe situazioni di bisogno, sia stata raccogliere il mucchio di ammassi di laqualunque generati, scaraventandoli letteralmente nella prima cabina aperta disponibile.

Risolto il problema però, l’altro da risolvere sarà stato capire come ripristinare la diretta proprietà di ogni indumento o oggetto disperso tra gli altri.

Parola d’ordine: ordine!

L’ordine a bordo dunque è determinante ed il rispetto delle parti comuni, un fattore differenziante.

Perché? Perché la barca è un microcosmo fatto di equilibri, relazioni, abitudini da tutelare e da mettere in discussione. Di emozioni intense vissute alla scoperta di una natura da rispettare, sia quella circostante che umana, fatta come sappiamo di limiti, pregi e difetti. Tutte cose però facilmente gestibili …con un sano buon senso.

E la dinette, questo non luogo dove tutto accade, diventa un’ottima palestra per ritrovare questo giusto equilibrio, per ritrovarsi a scoprire persone nuove con le quali in certi casi rinascere. Prima però di aver capito… chi ha scavallato il mio cavetto dell’iphoooooon?

Se sei dell’idea di provare la barca a vela, sappi che sarà un’esperienza memorabile, se saprai gestire i tuoi cavetti… ma soprattutto, se capirai come gestire le variabili necessarie a renderla tale.

Compresa la necessità di gestire quel “bisogno intimo e primordiale“, quello che coinvolge l’olfatto di tutti ma soprattutto il tuo percepito. Un bisogno che si può facilmente soddisfare senza grandi problemi. Salvo le solite pippe mentali.

That’s it.

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Buon divertimento quindi, buona vita e …buon vento.

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