Emergenza e procedure in barca a vela
In una vacanza in barca a vela l’emergenza in linea di massima non è mai ben considerata, non perché si è irresponsabili ma solo perché si pensa giustamente al divertimento, per cui non è contemplata. Ma in certi casi le procedure e soprattutto, l’atteggiamento, fanno la differenza.
Partiamo dal presupposto che una barca a vela è sicura e protetta, costruita e progettata per essere “safety” nella maggior parte delle circostanze, cioè quelle in cui dovremmo sempre trovarci durante una vacanza. Questo tipo di vela infatti, in gergo è definita “ricreativa”, proprio perché ci si diverte e in linea di principio non contempla situazioni come dire, “estreme”.
Ma cosa vuol dire “condizioni estreme”, cosa si definisce “emergenza” e soprattutto, quanto è importante rispettare delle procedure? Partiamo dall’atteggiamento e dalle tue aspettative.
Atteggiamento e aspettative
L’atteggiamento è decisamente l’aspetto più importante di chi si mette prima di tutto al comando di un’imbarcazione, qualsiasi sia la sua esperienza o la dimensione della barca in questione. Parliamo quindi di consapevolezza e responsabilità.
Sappiamo bene che la scritta “skipper” sulla schiena o dire di esserlo, non fa di questo il comandante di una barca, anche fosse l’armatore (cioé il proprietario). Bisogna dimostrare di esserlo e dunque, venire riconosciuti in questo ruolo. Perché?

Perché è un ruolo che giorno dopo giorno ci si conquista con la fiducia delle persone a bordo, che per il tipo di vacanza di cui parliamo è a tutti gli effetti il suo equipaggio.
Per cui parliamo di un equipaggio composto da persone disponibili e socievoli, rispettose tra loro, delle regole condivise e dotate di un buon grado di adattamento alle circostanze.
Differente dunque dai clienti di uno yacht ad esempio (vela o motore), che al contrario hanno a bordo un equipaggio di uno o più professionisti, oltre il comandante: marinai, hostess, chef, tecnici, ecc.. In questo caso i clienti non verranno mai chiamati in causa per fare manovre, ormeggi, spesa, ecc. come invece avviene nel nostro tipo di vacanza, quella appunto ricreativa.
Questa differenziazione ovviamente è a discrezione di chi organizza la vacanza ma in poche parole il tema è: quali sono le tue aspettative?
Se si fa parte di un equipaggio, cioè ripeto senza personale di servizio a bordo, sappi che tutti faranno più o meno tutto: pulire, cucinare, fare la spesa, i turni e le manovre. Attività che saranno coordinate dal proprio comandante e che definirà quindi questo grado di coinvolgimento, in funzione di ciò che è stato raccontato anche al momento della vendita della vacanza stessa.
Va da se che in questo modo qualcosa si possa malauguratamente rompere, una manovra possa essere compromessa da un’incomprensione e insomma, non fili tutto liscio. Capita anche ai migliori.
Anche se il comandante è un fenomeno, non sempre può essere in grado di fare e gestire tutto da solo. Potrebbe aver bisogno di un supporto e tu fai parte del suo equipaggio. E’ bene dunque esserne consapevoli. In un certo senso la filosofia è: uno per tutti e tutti per uno.
Chiarito questo, il divertimento è assicurato e assieme al buon senso, l’esperienza che si vive è decisamente memorabile. E per il principio: se le cose si fanno, si sbaglia e se non si fa nulla, non cambierà mai nulla… arriviamo al dunque.

Emergenza? Semplici precauzioni
Le precauzioni sono oggettivamente legate solo e sempre al buon senso, oltre che al rispetto di poche semplici regole, alla consapevolezza e responsabilità di ciò che siamo, sappiamo fare in generale o in certe situazioni, cioè quando ad esempio siamo distanti dal nostro habitat più affine al nostro essere bipedi, non volatili, tanto meno anfibi: la terra.
La prudenza quindi non è mai troppa perché l’irrimediabile, è sempre dietro l’angolo. Anche a poche centinaia di metri dalla costa e se ci pensi, anche sul bagnasciuga durante una mareggiata, a 5 metri dalla spiaggia.
Per chi si mette al timone, la patente nautica (oltre eventuali relative certificazioni), non è una sorta di difesa da qualsiasi conseguenza, anzi. E’ esattamente il presupposto per aver ben chiari i limiti psichici e pratici entro i quali ci si deve porre per essere prima di tutto al sicuro, in qualsiasi tipo di “uscita” in mare, sia essa entro o oltre le fatidiche miglia che la natura di una licenza impone.
L’emergenza si evita prima di tutto con la prevenzione ed in caso, saper essere pronti a gestirla con le dovute procedure. Un po’ come il comandante di un aereo o di una nave, le cui responsabilità oggettive sono comunque in linea di massima le stesse di un qualsiasi altro comandante cosiddetto del diporto.
Abbiamo detto prevenzione? Se sei al timone quindi, non devi sottovalutare mai ad esempio le tue reali capacità tecnico-pratiche rispetto al contesto, il bollettino meteo e le ordinanze/avvisi della Capitaneria, il livello di preparazione dell’equipaggio e sostanzialmente la tua capacità di saper gestire i 3 principali motivi di litigio in barca. Neppure poi tanti… mmm.
Per chi fa parte dall’equipaggio, appunto… prevenzione vuol dire la consapevolezza che certi capricci non sono costruttivi. E in certi casi, sono pure compromettenti: le famose condizioni “estreme” che poi ci si trova a gestire. Vuoi degli esempi?
- Pretendere di andare in una rada con condizioni meteo proibitive, solo perché era previsto di incontrare degli amici a terra.
- Il programma diceva che si sarebbe andati in quel tal porto ma non si è potuto raggiungerlo per un problema da gestire ad una vela o al motore, per cui si è scelto di andare in un altro per fare manutenzione.
- Muoversi sul ponte di coperta in navigazione senza la dovuta attenzione, soprattutto di notte, rischiando quindi di cadere in acqua. Anche fermi in rada, con il rischio di non essere sentiti da chi è sotto a dormire.
- Arrivare in ritardo al momento del raduno che è stato stabilito per partire, soprattutto se questa decisione era per evitare il maltempo.
- Correre con i piedi bagnati o esagerare con l’alcool durante le feste, senza un minimo di responsabilità.
Ecco, queste sono 5 banalissime “condizioni estreme” da evitare perché potrebbero generare potenziali emergenze …da gestire.
Non serve in fondo grande esperienza per farlo. Basta solo un po’ di elasticità, comprensione, rispetto e buon senso, evitando così complicazioni davvero inutili, sempre legate principalmente alla sicurezza di tutti. E vi assicuro… ho assistito a scene che voi umani…
Da ricordare quindi: la prima legge del mare, è che le regole le fa il mare. Noi dobbiamo solo rispettarle, per poterci divertire e godere al massimo questo splendido punto di vista.
L’emergenza? Vorrei quindi considerare solo un reale imprevisto e dunque, direttamente legata all’importanza delle procedure per gestirla. Ma per questo, passiamo al punto successivo.

Brief pre-partenza e procedure
Durante il brief pre-partenza inizio sempre dicendo: “primo, non fatevi male. Secondo, non cadete in mare e terzo, se non sapete, domandate prima di far danni…”. Sembra banale ma non lo è affatto, credimi.
E se non si ha esperienza, questo momento è fondamentale.
Se invece ci siamo già fatti un po’ le ossa, intese quelle delle dita dei piedi o delle tibie contro qualcosa, è un momento ideale per ripassare alcuni aspetti importanti e soprattutto, per essere rispettosamente di supporto a chi non ha esperienza.
Se in una precedente mail è stato spiegato al nostro equipaggio ad esempio come ci si deve vestire in barca, durante questo momento si spiega come ci si comporta a bordo, assieme alle semplici regole di convivenza.
Si assegnano dei ruoli, ci si divide i compiti ma soprattutto si parla di sicurezza: come muoversi, a cosa stare attenti (anche in caso di nausea), dove sono i giubbotti di salvataggio, gli estintori e come si usano. Dunque le comuni procedure in caso di necessità e/o emergenza: fuoco, acqua, vento, avarie, infortuni.
Magari non tutto in una volta. Durante la navigazione infatti, ci sono molti momenti “morti” e tra un gossip e l’altro chi ha più esperienza (dunque non solo il comandante) fa di questo un “gioco formativo”, magari ponendo domande specifiche, esempi o raccontando storie vissute.
Se facciamo parte dell’equipaggio, non prendiamoli quindi come un “fastidio” ma come qualcosa di utile per se stessi e per i nostri compagni di viaggio. Perché in caso di “emergenza” (facendo sempre le corna) sapremo come comportarci.
Le emergenze possono essere mediche, per cui aver pratica di primo soccorso è determinante (sicuramente il comandante) ma in mancanza di un medico a bordo, ricordiamo che è sempre meglio non prendere iniziative, se non chiamando prima ad esempio il 1530, numero delle emergenze in mare o lanciando il PAN PAN MEDICO sul canale 16 del VHF. Sarà infatti un medico a indicare le procedure migliori e di conseguenza, evitare a chiunque di assumersi responsabilità (e dunque possibili problemi penali) oggettivamente proprie solo di un medico.
Le emergenze però potrebbero essere legate anche al cambiamento repentino della meteo, un recupero di uomo a mare oppure in caso di avarie agli impianti e/o alla barca.
Tutte condizioni il più delle volte “prevedibili”, se è stato fatto dal comandante un buon check prima di partire ma semmai dovessero capitare (la sfiga e la disattenzione a volte fanno brutti scherzi), è sempre lui stesso che dovrà avere la situazione in mano e dunque, impartire le giuste procedure per gestire al meglio la situazione. E da parte dell’equipaggio, offrire la propria collaborazione e attenzione. Qualsiasi sia la natura del problema. Il briefing quindi torna in aiuto, assieme ad una veloce e chiara ripartizione dei ruoli nel momento in cui è necessario agire velocemente.
In caso di maltempo, muovendosi ad esempio con attenzione e in sicurezza (giubboti e imbraghi) per ridurre/chiudere le vele. Di uomo a mare, seguendo un ordine di azioni specifiche per non perderlo di vista, provvedere a segnalare alla radio l’accaduto per poi ritirare la chiamata, una volta recuperato.
Per cui conoscere e condividere le procedure diventa determinante. Una curiosità? Il fatidico MAY DAY (necessario ora avere una certificazione per farlo), il più delle volte è lanciato senza criterio, con le relative eventuali conseguenze amministrative. Sapere cos’è e come gestirlo quindi, è la miglior condizione.
Perché raccontare queste cose? Perché come raccontato fin qui, oltre ad essere utile è anche molto formativo e interessante per chi non ha esperienza. Si lascia così agli ospiti qualcosa di costruttivo, oltre che divertente. Curiosità: nel corso della mia esperienza, molti di questi personaggi nel corso del tempo hanno poi preso anche la patente nautica. Grande soddisfazione, non credi?
Può tornare utile ad esempio entro i primi 2 o 3 giorni di vacanza, aver spiegato anche come si lancia al meglio una cima (necessario per gli ormeggi), come si accende il motore della barca o si usa il VHF nel caso fosse anche proprio il comandante quello caduto in acqua… raro ma capita. E torna utile quindi anche la procedura di recupero uomo a mare…
Per usare la radio è comodo ad esempio attaccare le procedure pre-compilate in fianco all’apparato, con il nome della barca assieme alle parole esatte da pronunciare in caso di emergenza. Così, chiunque potrà fare una chiamata.
Potrebbe essere utile aver spiegato come capire che il rumore di acqua che sbatacchia sotto coperta o se la pompa non si spegne non è normale, per cui è bene controllare la sentina o verificare il circuito. E ancora… come si usano i razzi di segnalazione, la barra di rispetto in caso di avaria al timone, come si imposta la rotta sul GPS, cosa controllare nel caso di atterraggio notturno e ogni altra cosa necessaria in caso di problemi di varia natura, pure un incendio a bordo, senza però creare allarmismi. Meglio sapere cosa fare, che non saperlo… no?
Curiosità: in mancanza di “fire blanket”, la copertina adatta a soffocare un fuoco ad esempio causato da una pentola piena d’olio (capita), si può usare anche un’altra pentola, impugnandola dal manico …come coperchio e non inondare inutilmente la barca con secchiate d’acqua.
Se c’è del fuoco nel motore (altro caso estremo ma possibile), si pensa subito ad aprire il vano, permettendo così all’ossigeno di alimentarlo. Così come per un altro principio di incendio (solitamente elettrico). Meglio usare l’estintore nel modo corretto: verso l’origine del fuoco o nel caso del motore, usando l’apposita feritoia, anziché aprire per accedervi.
Cose che certamente un buon comandante ovviamente conosce e sa gestire al meglio ma ancora più, sa trasmetterlo nel modo corretto al proprio equipaggio: serenamente ma con determinazione.
Perché la sua grande caratteristica è prima di tutto saper gestire (non controllare), poi saper essere a disposizione (non al servizio) e infine, assieme al buon esempio, saper essere l’unico vero leader a bordo, riferimento quindi di fiducia e per questo, meritevole del nostro rispetto.
La barca a vela è davvero un bellissimo gioco,
da prendere però sempre sul serio.
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Buon vento!