Allarme gas serra. Che futuro c’è per i nostri figli?
Quante volte abbiamo sentito parlare dei gas serra? Ma cosa sono, a cosa servono e cosa provocano?
I gas serra sono dei gas presenti in atmosfera, trasparenti alla radiazione solare ma importanti per la salute del pianeta, perché trattengono le radiazioni infrarosse emesse dalla superficie terrestre, dall’atmosfera e dalle nuvole. Un modo per tenere sotto controllo il riscaldamento terrestre. Quindi noto come “effetto serra”.
Negli ultimi 100 anni la temperatura terrestre si è innalzata di quasi 1°C grazie all’aumento della concentrazione di questi gas. L’OMM (organizzazione meteorologica mondiale) ha recentemente lanciato di nuovo l’allarme:
“prosegue una crescita inarrestabile dei gas serra alimentando i cambiamenti climatici che renderanno il nostro pianeta più pericoloso e inospitale per le future generazioni”.
Capiamo meglio
Il vapore acqueo è il principale gas naturale a effetto serra e assieme all’anidride carbonica, al protossido di azoto, al metano e ai vari fluorocarburi, trattiene dunque il calore sulla terra, prima di rilasciarlo nuovamente nello spazio.

Ovviamente maggiore è la temperatura terrestre, minore sarà il vapore acqueo presente. Se c’è umidità, non c’è siccità, aridità e quindi surriscaldamento. Un ciclo vizioso ed estremamente pericoloso per la nostra sopravvivenza.
Ciò che l’inquinamento provoca, con l’emissione di anidride carbonica nell’aria da parte dei paesi industrializzati ad esempio (questi paesi emettono circa l’80% di anidride carbonica) contribuisce a destabilizzare il concentrato naturale presente in atmosfera, che “garantisce” la salute nostra e della Terra.
Anche le piante nel loro ciclo vitale emettono anidride carbonica con la fotosintesi, così come il corpo di animali e uomini con la respirazione e la decomposizione.
Il metano influisce del 15% sull’effetto serra. Pensiamo ai combustibili fossili, al letame, alle coltivazioni di riso (per la decomposizione organica presente nelle piantagioni in acqua stagna) e alle discariche.
All’aumento della concentrazione di tutti i gas serra, diciamo che aumenta anche la temperatura terrestre, provocando quindi alterazioni al decorso degli eventi naturali.
Ecco che al telegiornale sentiamo parlare di ghiacci che si sciolgono, mari sempre più caldi e acidi, scompensi atmosferici che di conseguenza provocano piogge torrenziali e quindi alluvioni, smottamenti, terremoti, lunghi periodi di siccità e botte di temperature glaciali. Gli equilibri dunque sono condizionati dalla concentrazione di questi gas.
Il protocollo di Kyoto regolamenta le emissioni di questi gas e l’industria mondiale si deve attenere alle regole imposte. Viene da se che gli interessi speculativi vanno sempre al di là di quelli umani e naturali. L’unica natura dell’uomo ben evidente nella storia dei tempi, contrariamente agli animali, è sempre quella più vicina all’istinto generato dal “progresso” e di cui conosciamo molto bene gli effetti, quelli cioè in cui l’uomo è davvero molto bravo: l’autodistruzione.
L’uso di energia, i trasporti, l’agricoltura, i processi industriali e i rifiuti, gestiti in maniera definiamoli non naturale, sono infatti i principali responsabili di questi gas serra.
Il segretario generale dell’OMM Michel Jarraud ha ammonito il mondo ancora un volta dicendo che
non abbiamo più tempo.
Le generazioni future rischiano di non poter sopportare i cambiamenti climatici già in atto. Se non cambia qualcosa entro il 2050 la temperatura si innalzerà di 2 o più gradi con conseguenze catastrofiche.
Ma cosa possiamo fare noi?
Cosa possiamo fare, già. Non è il trailer di un film e Bruce Willis o Will Smith in questo caso non potranno fare niente per salvare le sorti del nostro pianeta.
Questa volta non ci sono supereroi che verranno a salvarci. Ci siamo solo noi. E’ la realtà amici, non una fiction. E i nostri figli assistono inermi allo scempio che stiamo loro prospettando. Mi viene da domandarmi: cosa diavolo li mettiamo al mondo a fare quindi se queste sono le aspettative che gli offriamo?
Non c’è più tempo, lo dicono ormai da anni.
Ma per cambiare qualcosa non bisogna aspettare che cambino gli altri. Dobbiamo cambiare noi, con le nostre abitudini. Il sistema ci impone dei ritmi innaturali, ci abitua a stili di vita e a cose di cui non avremmo effettivamente bisogno. Ragioniamo con la nostra testa dunque, reagiamo. Il sistema non funziona senza chi lo dovrebbe far funzionare, cioè noi. No?
Ecco quindi piccoli consigli per provare a cambiare le sorti del futuro di tuo figlio. E alcune di queste cose tra l’altro, chi va in barca le conosce molto bene.
Limitare l’uso dell’auto
Molto importante! Camminate gente, usate i mezzi (dove possibile ahimè), andate in bici. Usate il treno per andare a farvi il weekend ogni tanto. E’ divertente, per voi e per i figli. Si impara a conoscere il mondo, a relazionarsi con la gente. I paesi del nord molto più evoluti da questo punto di vista insegnano. Così risparmierete soldi in prodotti dietetici e palestre o almeno, saranno propedeutici ai risultati che aspettate da anni.
Si è vero è più comodo usare l’auto, dormire 10 minuti in più la mattina (anche se poi il traffico ti fa perdere il fegato in coda) o rientrare più tardi la sera se vai a cena con amici ma fateci caso, quanti sono quelli da soli in auto? E poi è molto più divertente vivere la città muovendosi senza auto, che percorrerla velocemente senza vederla davvero. Limitiamone l’uso all’indispensabile quindi, dove possibile ovvio. Si può.
Se vivi in città che offre il car sharing usalo. In un’economia di scala, costa comunque molto meno di quanto si pensi.
A casa
– Cerchiamo di comprare elettrodomestici con una migliore classe energetica. Alcuni inizialmente sono più cari di altri è vero (per ora), ma ti fanno risparmiare nel tempo.
– Il fotovoltaico aiuta e rappresenta un ottimo investimento per quanto riguarda le energie rinnovabili al momento accessibili.
– Spegni le luci che non servono e usa lampade a basso consumo. Spegni gli stand by dei prodotti elettronici che non usi. Si impara così anche a ridurre l’inquinamento elettromagnetico, altro problema da non sottovalutare.
Forse non ci hai mai pensato ma ogni volta che usi l’elettricità c’è una centrale che produce anidride carbonica per fornirti energia.
Anche questo in barca si impara subito, perché finite le batterie di bordo, niente più luce e nei casi peggiori, niente più motore. Quindi limitiamo gli sprechi. C’è un risparmio anche economico.
– Lavastoviglie e lavatrici. Solo a pieno carico e non a temperature altissime. Non sempre almeno. I modelli più avanzati in questo aiutano. Costano un po’ di più ma nemmeno poi tanto. La tecnologia da questo punto di vista ha fatto nonostante tutto passi avanti.
– Abbassa il riscaldamento. Metti un maglioncino più pesante o un bel felpottone, le calzine colorate se volete (ce ne sono di colorate e con le orecchie) o la copertina di lana e riduciamo l’uso di riscaldamento quanto accettabile, si sta anche meglio fisicamente, senza ovviamente arrivare alla criogenetica, chiaro.
– Riduci l’uso di acqua quando lavi i denti o i piatti. Fai più spesso una doccia e qualche volta in meno il bagno. Questo in barca ad esempio si impara in fretta come con il consumo di energia, perché finisce in fretta. E poi, niente più doccia.
Acquisti
– Cerchiamo di consumare quanto più possibile prodotti locali e soprattutto di stagione, per limitare lo spostamento incontrollato di prodotti per i quali altrimenti, aumenta la richiesta. Quindi perché comprare uva, fragole o mirtilli a gennaio? Può essere non arrivino da così vicino o non siano prodotti propriamente biologici, che dici?
Comprati piuttosto una bella barra di cioccolato fondente da 25 kg, così bilanci il tuo malessere scatenando un po’ di endorfine, oltre a quelle del tuo dentista e del tuo nutrizionista che ne saranno felici. Tanto poi non usando i mezzi smaltisci 😉
Sei pronto a cambiare dunque?
Lo scotto altrimenti da pagare sarà molto alto, con la vita stessa. Subiremo sempre più disastri, sempre più tragedie e un giorno ognuno di noi potrebbe essere al posto di quelli che guardiamo atterriti al telegiornale.
Forse la natura vuole proprio sia questa la selezione naturale, quella che noi definiamo: la fine dei topi. Solo che questa razza animale ha sviluppato un grado di adattabilità alle condizioni ambientali molto più accentuata e veloce della nostra. Tant’è che i loro avi hanno qualche milione di anni in più dell’essere umano e seppur mutati rispetto a quelli di 160 milioni di anni fa, non si sono ancora estinti.
Cambiamo dunque le nostre abitudini. Ora, adesso. Se ognuno nel proprio microcosmo agisce coscienziosamente, pensate a quanti siamo. Quanto cambierebbe davvero il mondo, la nostra vita, quella di tutti?
Diamo ai nostri figli il futuro che meritano.
Se ami il tuo mondo, saidisale.
A presto