La Croazia in barca a vela, attraversando l’Adriatico.
Per scoprire la Croazia in barca a vela, si può decidere di noleggiare una barca direttamente a destinazione oppure partire dall’Italia come questa volta ho fatto io, da Bisceglie (poco sopra Bari, in Puglia), attraversando l’Adriatico per arrivare direttamente nel cuore della Dalmazia centrale, all’altezza di Vis e Lastovo, a bordo di uno splendido Amel Super Maramu del 1994.
Un catch d’annata ottimamente manutenuto, grazie al lavoro di Massimiliano, titolare di www.sailing.co.it. che mi farà compagnia nella prima tratta Bisceglie-Lastovo-Spalato. Dovrà rientrare subito dopo per portare dei clienti nella Grecia Ionica… sempre da Bisceglie.
Un giovane pieno di iniziativa e voglia di fare che oltre ad essere istruttore vela FIV si occupa anche di manutenere alcune barche, collaborando con gli specialisti di zona. Compito difficile quanto gravoso ma al contempo gratificante, per chi come lui è riuscito nel tempo ad accaparrarsi la fiducia degli operatori del posto (e non solo) e quella degli armatori, che nonostante la giovane età (27 anni – al momento in cui scrivo questo articolo) gli hanno affidato la propria imbarcazione ormeggiata nel porticciolo. Onore al merito, bravo!
Procedure di espatrio e atterraggio
Da un paio di anni, per entrare in Croazia (paese extra Schengen) è necessario dichiarare l’uscita dal nostro paese presso un comando di polizia nella zona di circoscrizione del porto da cui si deve partire. Nel mio caso i Carabinieri di Molfetta.
Il brigadiere ci ha fatto compilare semplicemente un modulo che riporta tipologia di imbarcazione, persone a bordo e luogo di destinazione. Timbro di uscita, da mostrare alla polizia doganale a destinazione, che dopo aver accertato l’identità dell’equipaggio, lo timbrano a loro volta per dichiarare l’entrata. Dopo di che si passa alla Capitaneria di porto in cui si atterra, la quale rilascia il permesso di soggiorno (valevole fino al 31 dicembre nel nostro caso) e di navigazione, per il periodo necessario: i nostri 15 giorni. Spesa totale 290€.
Semplice…no? No.
Come molte cose in Italia l’ufficio complicazioni affari semplici è sempre aperto ma la vecchia formula “dillo a un amico” funziona più che chiedere informazioni alle istituzioni stesse, in grado solo di creare confusione e rimbalzarmi da una parte all’altra degli uffici della Puglia (telefonicamente), dalle autorità portuali a quelle doganali. Dalla Polizia di Stato ai Carabinieri e tra questi, mai con la stessa versione dei fatti. Comunque, spero di aver dato così qualche info utile in più.
La traversata
Circa 100 miglia per raggiungere Lastovo, la prima isola utile in cui è possibile fare dogana ormeggiando a Ubli. Meglio arrivare con le luci. Da sud è molto poco illuminata. Bisogna contare su 2 fari visibili sotto costa e l’ingresso ha degli scogli che è bene verificare prima di arrivarci. Non è complicato ormeggiare ma l’approdo è stretto e fino alle 22/23 c’è un via vai di traghetti più o meno grossi.
Se te la gestisci bene e hai la fortuna di avere un po’ di vento favorevole, la traversata si può fare in poco più di 12 ore, calcolando 6/7 nodi di velocità media.
All’andata ce ne abbiamo messe quasi 16 solo perché oltre ad arrivare ormai con il buio per cui avvicinandoci a Ubli navigavamo lentamente e con tanta cautela, durante il giorno abbiamo fatto una deviazione a vedere Palagruza, la prima micro isoletta in acque già croate, a 70 miglia dal Gargano, dove vi si trovano 1 faro, 1 abitante (il guardiano del faro) e un paio di camere nei fari, che vengono anche affittate chiedendo al comune di Comisa, a Vis, con il consenso dell’Ente Nazionale del Turismo Croato. Nulla di che, solo curiosità.
Chi se la sentirebbe di vivere su uno scoglio di 0,3 kmq? Bah, una scelta decisamente ardua ma rilassante e affascinante, no?
Dalle Kornati alla Dalmazia centrale.
Ho recuperato i miei ospiti a Spalato, dove ho ormeggiato all’inglese al pontile NAVA, quello a ovest rispetto l’imbarco dei traghetti. Tranquillo, fuori dal caos del resto del porto, comodo, forse un po’ costoso. Il benzinaio è lì vicino, facile mettersi in attesa e attraccare, favorevole anche disormeggiare. Le gomme in banchina lasciano delle brutte strisce grigie sullo scafo, meglio abbondare di parabordi.
Ristoranti, acqua, corrente, supermarket e docce sono davvero tutti a portata di mano. Ho mangiato di fronte la barca il mio miglior tonno scottato con una julienne di verdurine.
A parte il tratto più lungo da Piskera (Kornati) a Solta (sotto Spalato), i trasferimenti che abbiamo fatto sono stati tutti di 2/4 ore massimo. Da Spalato infatti abbiamo puntato subito alla splendida rada a sud-est di Drvenik (nemmeno 10 miglia da Spalato) in cui abbiamo passato la prima notte, dopo un paio d’ore di vento a 25 nodi tutti in faccia purtroppo. Dopo l’ormeggio però… calma piatta e canicola.
Quindi ci siamo diretti verso l’affascinante Rogoznika e poi alle cascate del parco Krka (un’ora e mezza almeno la navigazione nel fiordo) entrando da Sibenik fino a Skradin, dopo una breve sosta nel corso della giornata a Primosten, sulla strada. Per chi non l’ha visitata è da fare, così come Trogir (subito dopo Spalato).
Il paesaggio alle falde delle cascate (che si raggiungono solo con il battello del parco naturale) è davvero caratteristico e l’ormeggio è affascinante. Splendidamente silenzioso. Noi abbiamo preferito dormire all’ancora di fronte ai canneti, per poi scendere a terra a mangiare con il tender al ristorante Evala, proprio sul porticciolo.
Le cascate sono splendide da visitare lungo i percorsi segnati, ricche di vegetazione e ad agosto, anche di miliardi di persone. Una cosa davvero imbarazzante la concentrazione di persone in un metro quadrato. Ci siamo arrivati a fine luglio, fate i vostri conti se andate ad agosto.
Dunque abbiamo navigato le “lunari” Kornati (fermandoci a Piskera – attenzione alle trappe, sono molto tese – almeno, quelle del primo pontile) passando però prima da Kaprije e Kakan. Quindi poi giù, alla scoperta delle belle lagune blu di Maslinica a Solta in cui ci siamo fermati quasi due giorni, per poi dirigerci tra le bellissime baiette di Hvar (abbiamo però evitato Palmisana, molto trafficata), scegliendo invece una delle tante a sud. Quindi l’immancabile Vis. A parte la baia del porto, le altre sono molto carine e a sud est se il vento lo permette, è molto bello passare la notte a Budikovac, dove si trovano anche dei gavitelli. Dalla parte opposta del piccolo istmo però la situazione era più tranquilla. Meno barche.
Quindi eccoci nella verdissima Korcula dove ci siamo fermati a Vela Luka ormeggiando però a Gubesa, poi nell’affascinante rada a Zvirinovik nella parte sud-ovest dell’isola, da fare assolutamente sotto costa fino a Brna. Passi in mezzo ad un canale tra le isolette dove puoi ammirare tutte la sua bellezza e tranquillità. Da qui poi siamo scesi di nuovo a Lastovo.
Dopo aver visitato le Lastovine (a nord-est dell’isola), piccole isolette con acqua cristallina a nord est, consiglio vivamente Zaclopatika, una baietta naturale con pontile gestito da Tonci, il titolare del Triton, un ristorante dove è possibile poi mangiare molto bene guardando la propria barca. Ormeggio facile, se non fosse per il solito genio che si piazza davanti, obbligandomi a zigzagare in retro per arrivare in banchina con un 16 metri e vento traverso… fortunatamente senza un graffio (la classe non è acqua :P).
A sud invece c’è Skrivena Luka, altra baia naturale favorevole alla traversata di rientro, con un piccolo pontile e dei ristorantini a terra. Ma attenzione all’ancora con vento teso, il fondo è pieno di posidonia e si speda facilmente. Appunto! Dopo 6 ore di guardia ai riferimenti, finalmente dichiaro definitivo l’ormeggio e chiudo lentamente gli occhi. Nemmeno il tempo di rendermi conto finalmente di dormire che vengo svegliato dall’anchor alarm. Quindi occhio, guardate bene dove finisce l’ancora.
A parte la sfiga iniziale con quel po’ di vento che arrivava sempre e solo a prua comunque (per risalire il vento bisogna zigzagare allungando molto gli spostamenti), gli ultimi giorni sono stati velisticamente più concreti. Le tre vele disponibili sull’Amel sono state fatte arieggiare per bene direi, sia di bolina che traverso e pure a poppa, con una bella andatura a farfalla, tangonando il boma. Per chi non ci capisce, divertitevi un po’ con il mio articolo “cazza cosa?”.
Il rientro infatti è filato liscio come l’olio, così come il mare che solo dopo 50 miglia ha cominciato ad alzarsi leggermente assieme al vento, sufficiente per arrivare grazie al contributo di vele più motore, a toccare 10 onorevoli nodi di velocità, che per una barca da oltre 20 tonnellate non è male.
12 ore di bella navigazione cominciati all’alba, con rotta secca su Bisceglie, senza deviazioni questa volta, se non a 20 miglia da Vieste, quando abbiamo “perso” qualche grado bussola per assecondare un bel lasco utile a spingerci verso gli onorevoli nodi poco fa citati.
In quelle ore di sole caldo c’è stato il tempo di chiacchierare, giocare a carte, pescare, dormire e fare sport. Sport? Sì… salendo e scendendo dalla dinette grazie al famigerato “già che sei lì” .
In conclusione poco più di 550 miglia percorse in due settimane, circa 1000 litri di acqua consumati, 300 litri di carburante per 40/45 ore motore. 13 ancoraggi in rada e 2 in banchina (di cui uno quello di rientro a Bisceglie e l’altro a Lastovo, per mangiare al ristorante davanti l’ormeggio), 1 pianta di basilico e 20 bottiglie di vino.
Un viaggio davvero bello, per chi ama la Croazia delle baie silenziose, delle camminate lungo costa, dentro le pinete, del mare al mattino presto e del relax.
Graziati dal tempo, da tenere sempre sotto controllo soprattutto se c’è di mezzo una traversata di 90/100 miglia senza vie di fuga e lo spauracchio di una forte depressione (arrivata il giorno dopo il nostro arrivo in Italia) che avrebbe scombinato decisamente tutti i piani.
Mooo e Bisceglie?
Caaalma. Sta Bisceglie… sta.
E’ divertente. La vedo solo dal porto però, il Bisceglie Approdi. Un lungo mare colorato e allegro che sa tanto di tradizioni. Bambini che giocano con la vita rincorrendo i loro sogni, parecchi giorni prima di tornare a scuola.
Un via vai di profumi di mare, fritto misto e Armani, seduti un po’ sul muretto di marmo bianco del porto o nei ristoranti della zona, illuminati dai lampioni e da tutta la voglia di estate che si respira assieme alla salsedine.
Passi lenti e chiacchieroni di anziane signore alcune di nero vestite, appoggiate al braccio della giovane nuora, assieme ad altre un po’ paffute e imbiancate dal tempo che si rilassano invece sedute sulle loro sedie impagliate di fronte la porta di casa, chiusa solo da una tendina bianca di pizzo che svolazza timida con quel leggero refolo di aria, armate di pettegolezzi e ventagli più o meno grandi, più o meno colorati. Una fotografia di valori senza tempo, così da secoli, in cui di più c’è solo uno smartphone, che non prende poi nemmeno così bene.
Questo è il sud, quello che ricordavo e che ho vissuto da piccolo seppur non in questa zona, che mi riporta alla mente gli stessi profumi di mare, di sole, le stesse sensazioni di bello che ancora oggi rivivo passeggiando da solo su queste strade, nel traffico della sera che si incolonna per vivere le stesse abitudini, lontano decenni da quei momenti e lontano ancora per un po’ per fortuna da quel mondo inquinato non solo di CO2 ma anche da quel concetto di evoluzione che mi affascina e che non può essere ignorato ma lontano dai tempi che ancora oggi qui, forse hanno un maggior valore umano.
Bah… difficile capire dove sta la verità. Voi che dite, dove sta la verità? La verità… sta sta. Basta guardare nel posto giusto.
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L’ha ribloggato su Truth Troubles.